top of page

Dislessia sul senso ultimo

 

Anche stavolta

Rovisto nel virtuale cesto delle parole

In cerca di quella che mi dia soddisfazione

Errante vado

Per lande desolate di terre sconosciute

Con stralci di frasi incompiute  in mano

A cercare

Di spacciare sensi

Finché non arrivo

E trovo me stessa

Come ipotetica compratrice

Al mercato dell’inesplicabile scambio

Della forma coi contenuti

 

Insolvente come sempre

Prendo senza pagare

Mentre spaccio elucubrazioni

create come fossero mattoni costituenti

Con i quali finora ho eretto castelli vuoti

Troppo effimeri per durare

E mi accorgo che ancora una volta

 sto cercando di convincermi

Ad abitarne la vacuità

E che empiere sarebbe di nuovo empietà

 

 

 

 

 

 

Così tutto ricomincia in un rondò

Al sorgere di un nuovo giorno

Ancora rovisto

Nel virtuale cesto delle parole

In cerca di moduli

Con cui costruire torri

Di verità ineffabili

Che irridono i cercatori come me

Sotto un sole schiettamente beffardo

Che rivela alla sua luce

La nostra vanità

 

Piccola guardo le mie mani

Per vedere oggi cos’ho

E trovo un nuovo stralcio

Che da esse sguscia via

Nella dislessia del senso ultimo

Che non può essere trovato pronto

Né tantomeno preso

Comunque ne ritengo strenuamente un lembo

Lo spaccio per buono

Lo vendo, me lo compro

Al mercato dell’ineguagliabile scambio

Della forma coi contenuti

Per scoprire che non è bastevole

 

Le rimostranze affiorano

La delusione torna paradossalmente

Insieme all’illuso  sorriso

Mentre alzo lo sguardo

Allo scheletro persistente

Del castello delle elucubrazioni

Con le sue trasparenti torri

Per una volta vi entro

E mi ci perdo

Mi afferra la pienezza del sentimento del vuoto

Sento l’eco del mio sospiro

Che si rompe in mille rimandi

Di delusa ragione

E cala il sipario del giorno

A coprire l’introvabile parola

 

 

( primavera\estate 2016)

bottom of page